Il peso che l’industria assume nelle economie dei paesi dell’Unione Europea è stato, a lungo, costantemente in calo. In quasi vent’anni, in molti paesi del vecchio continente si è assistito a una drastica riduzione (nel 2000 in Italia l’industria pesava il 20% sul PIL mentre, nel 2013, faceva registrare il 15,5%) della capacità produttiva e, di conseguenza, della capacità di innovare e creare nuove tecnologie.
Soprattutto tra gli anni Novanta del secolo scorso e i primi anni Duemila, le imprese hanno “smontato” le filiere industriali, spostando la produzione principalmente in Europa dell’Est e nel Sud Est asiatico, là dove il costo del lavoro è più basso. Delocalizzando, attraverso aggressive politiche di offshoring, le imprese hanno ottenuto dei vantaggi da un punto di vista economico e competitivo, con una generalizzata riduzione dei costi operativi e di processo.
Negli ultimi tempi, però, questo trend sembra essersi interrotto o, meglio, sembra aver virato la propria rotta: l’Italia è adesso il primo paese europeo e il secondo al mondo per reshoring delle imprese, ovvero il rientro di aziende nel territorio nazionale. Il fenomeno del reshoring, cresciuto sensibilmente negli ultimi anni, è motivato da tanti fattori, tra cui: sempre minore differenza salariale, crescente necessità di ridurre il time-to-market, elevata incidenza dei costi di management etc. ma l’affermarsi della tecnologia Cloud e delle altre tecnologie 4.0 costituiscono due tra i pilastri più importanti del back-shoring. Molte delle aziende che precedentemente avevano delocalizzato la loro produzione, oggi stanno attuando questa politica di reshoring delle imprese, riportando così quanta più produzione possibile all’interno dei confini, restituendo vigore alle fabbriche e ricostruendo una base industriale.
Indipendentemente da logiche legate a produzioni d’alta gamma o forzatamente “Made in Italy”, uno scenario sempre più dominato dall’e-commerce impone, infatti, che il prodotto sia sempre più su misura e “off-the shelf” con soluzioni distributive flessibili nel segno della capillarità e rapidità; pertanto con prospettive che sempre meno si possono conciliare con i lunghi tempi di delivery imposti da produzioni lontane.
Esistono nuove opportunità per sottrarsi a una lunga stagnazione, aumentare la produttività e migliorare la propria competitività sul piano internazionale:
Quando parliamo di reshoring delle imprese, allora, possiamo affermare fortemente che uno dei fattori che più di altri ha rafforzato questo processo è stata proprio l’industria 4.0, che con il suo sviluppo sta favorendo la rilocalizzazione delle imprese/industrie europee, quindi anche italiane, offrendo maggiori vantaggi rispetto al passato, sia sotto il profilo delle competenze, sia della vicinanza a centri di ricerca strategici.
Le nuove tecnologie dovrebbero garantire un aumento della domanda di occupati nel settore ICT (amministratori di sistema, programmatori, esperti di sicurezza, etc.) e offrire anche nuove possibilità di reindustrializzazione e di riqualificazione di aree industriali dismesse. In questo contesto, sarà possibile dare nuova vita all’impresa, valorizzando competenze, immobili, impianti e riqualificando persone. La trasformazione digitale, inoltre, avrà un impatto significativo anche su altri mercati verticali come quello dell’assistenza sanitaria, che registra una domanda crescente di soluzioni tecnologicamente avanzate per rispondere alle esigenze e aspettative delle persone.