Riconoscere il valore dell’outplacement

Quella relativa alla chiusura di uno stabilimento produttivo è una fase psicologicamente critica. In particolare, si tratta di un momento difficile tanto per gli individui e le famiglie coinvolte, quanto per l’azienda chiamata a ridimensionarsi. Un momento caratterizzato da grandi cambiamenti e da un forte stress emotivo per tutte le parti coinvolte.

In queste circostanze, con la prospettiva di ricollocazione professionale dei lavoratori, nasce l’esigenza di tracciare un percorso di supporto che permetta di affrontare gli interventi di outplacement e di reindustrializzazione con maggiore ottimismoLa formazione e il re-skilling delle persone, allora, svolgeranno un ruolo di non trascurabile importanza, potendo incidere sul buon esito della ricollocazione professionale, sia all’indirizzo dello stabilimento stesso (con la reindustrializzazione) sia all’esterno (con l’outplacement).

Per gestire al meglio il cambiamento in ambito industriale, la strada da percorrere passa dalla ri-qualificazione del lavoratore: una strada che in alcuni casi può risultare tortuosa, ma che si rivela essere la più intelligente e proficua per rendere positivo l’impatto che segue alla chiusura di uno stabilimento o l’esternalizzazione e trasformazione di un processo industriale.

In un percorso delicato come quello dell’outplacement, caratterizzato da decisioni complesse che hanno un forte impatto sulla vita delle persone e sugli equilibri sociali, deve necessariamente emergere la capacità di ascolto di chi si occuperà di supportare i lavoratori nella fase di ricollocamento, restituendo loro l’ottimismo. Ascoltare personalità e professionalità diversissime tra loro può essere difficile, richiede attenzione ai dettagli e capacità di leggere oltre le parole. Per questo l’arte dell’ascolto è un elemento chiave di tutto il processo di ricollocazione, anche ai fini della reindustrializzazione, che trova nel coaching uno degli elementi peculiari.

Stimolare l’empowerment individuale (vale a dire la capacità di migliorare se stessi tramite l’apprendimento), è fondamentale in questo contesto così delicato: il controllo dell’emotività non è da tutti, ma saper instillare fiducia durante una fase di profondo cambiamento è la chiave per risolvere le tensioni e produrre nuove professionalità.

Ecco perché poter affrontare l’outplacement con ottimismo, generando quindi una buona possibilità di riuscita dell’operazione, richiede un approccio mentale che punti alla crescita dell’intero sistema sociale ed industriale. Far capire quanto ogni persona possa giocare un ruolo chiave nel funzionamento dell’intera macchina: questa è una delle caratteristiche fondamentali dei professionisti deputati alla reindustrializzazione, la cui responsabilità sarà quella di ricreare gli equilibri turbati, ma anche di ricollocare le persone nell’ambito di un nuovo assetto vincente.

L’importanza dell’attività di coaching and outplacement in una realtà di crisi aziendale

La crisi economica dell’ultimo periodo ha determinato profondi mutamenti nell’ambito degli organigrammi aziendali. In uno scenario caratterizzato da una continua trasformazione e dalla chiusura di diversi impianti per ragioni organizzative è consuetudine diffusa che un lavoratore (sia esso un dirigente o un impiegato) riceva la notizia della messa in mobilità.

Tuttavia, in questo quadro, non è più sostenibile economicamente solo il modello di politiche passive basato su cassa integrazione e mobilità incentivata. Occorre viceversa, anche per quel che concerne il personale di un’impresa in crisi, puntare sui processi di reindustrializzazione e riorganizzazione: ovvero ricollocare i lavoratori in realtà subentranti o simili, spesso Pmi ad elevato contenuto tecnologico.

In questa delicata situazione i lavoratori, abituati a sentirsi indispensabili al servizio dell’azienda, vivono forti turbamenti che rischiano di frantumare l’equilibrio psicologico costruito intorno al concetto di autostima e professionalità. Così, in questa dissoluzione, tutto ciò che fino ad allora è apparso ovvio e naturale d’improvviso sembra incarnarsi in una inessenzialità disarmante. È come se l’individuo restasse immobilizzato nel marasma della mobilità.

L’attività di “coaching and outplacement” si colloca proprio in questa fase. Il consulente deve fornire una concreta azione di supporto alla persona che allontanata dal sicuro confine aziendale perde completamente l’antica operatività. In tal senso l’outplacement si può considerare come il tempo dell’attesa, un tempo che, se ottimamente gestito, può profilarsi come un evento veritativo, uno spazio critico entro cui riflettere, formarsi e migliorarsi.

Vertus, azienda di consulenza che da anni opera nella delicata fase della reindustrializzazione offrendo anche servizi di “coaching and outplacement “, fornisce un concreto supporto nella ricollocazione del personale, mediando con le istituzioni, le parti sociali e il tessuto industriale.

Ridefinendo scopi, obiettivi e missioni dei lavoratori all’interno di turbolenti scenari di dismissione, Vertus fa in modo che l’attenzione del lavoratore in mobilità o temporaneamente inoccupato si focalizzi sui propri punti di forza e sulle competenze in suo possesso.

In particolare, i nostri consulenti si adoperano per salvare dirigenti e lavoratori, favorendone la collocazione in realtà aziendali in espansione (spesso Pmi italiane) e con business innovativi e compatibili con l’impresa in dismissione.

Il Coaching, strumento essenziale per supportare il personale durante le fasi di restart aziendale

Il coaching non è solo una metodologia di sviluppo personale, utile a raggiungere importanti obiettivi professionali o personali. Il coaching è oggi uno strumento essenziale per supportare, durante le fasi di restart aziendale, dirigenti, quadri ed impiegati in uscita.

La reindustrializzazione talvolta necessita di attività di outplacement del personale: ciò accade quando la reindustrializzazione dei siti produttivi di aziende in crisi economica determina un numero di esuberi tali da richiedere un’attività di supporto alla ricollocazione.

L’outplacement ha come obiettivo ultimo la ricollocazione di lavoratori nel mercato del lavoro, e per farlo sono necessari interventi di riqualificazione del singolo impiegato che deve essere pronto ad affrontare nuove sfide.

Il coach è un professionista in grado di dare sostegno psicologico concreto nella definizione e nel perseguimento di obiettivi personali importanti come il reinserimento nel mercato del lavoro. Il coach stimola nell’individuo la volontà di riqualificarsi professionalmente e di fare leva sulle proprie competenze ed esperienze lavorative con rinnovata fiducia.

Le attività di coaching hanno come obiettivo quello di infondere nel lavoratore:

  • consapevolezza delle proprie reali capacità
  • motivazione a raggiungere gli obiettivi
  • determinazione nel ricollocarsi sul mercato del lavoro.

La volontà di impegnarsi diventa una leva importante tanto quanto quella degli ammortizzatori sociali.

L’esperienza di Vertus insegna che il coaching aumenta nel candidato la fiducia nei propri mezzi, riduce l’ansia e moltiplica le opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.

Se inserito organicamente in un più ampio piano di reindustrializzazione, il coaching inoltre aiuta il recupero del rapporto di fiducia tra lavoratori ed azienda nei contesti più critici.